Fotografia. Il coraggio di cambiare. La fotografia memoria e illusione di mutamento

di Vito Stano

Il tempo che passa serve a qualcosa? Impariamo dagli errori o l'esercizio della memoria è diventato un mero passaggio insignificante? 


L'occasione di un breve articolo su 'il venerdì di Repubblica' di Chiara Spagnolo di un mese fa (a proposito delle vicende processuali relative ai milionari risarcimenti che lo Stato ha pagato, e forse pagherà ancora, ai costruttori del complesso residenziale conosciuto come Punta Perotti)  mi porta nella mia libreria e in particolare nelle pagine del volume dedicato a Bari dal compianto maestro Gabriele Basilico, fotografo milanese, il quale nel 2007 consegnò ai pugliesi l'opportunità di osservare il capoluogo di regione con il piglio dell'indagine urbanistica. Piglio utile per analizzare le storture strutturali della città di Bari, distorsioni tanto gravi quanto ataviche. Basti pensare che il nodo cruciale della stazione dei treni che interrompe il flusso cittadino (dividendo in due la città) era già noto all'epoca dell'Unità d'Italia. Alcune cose non cambiano, altre cambiano ma non secondo le aspettative. Punta Perotti diventa col tempo Parco Perotti. La giustizia di una mattina ventosa muta in risarcimenti milionari. Cosa resta? Le fotografie sbiadite a testimoniare come eravamo e le prospettive che avevamo. E altre fotografie, con i neri e i grigi ben impressi sulla carta, a ribadire quel che avremmo potuto essere e che non abbiamo avuto il coraggio di essere.




Le fotografie in bianco e nero sono, ovviamente, di Gabriele Basilico, tratte dal progetto dedicato alla città di Bari, che fu anche una grande mostra presso le sale della Pinacoteca provinciale di Bari.

Le altre a colori sono state scattate da chi scrive il giorno dell'abbattimento di Punta Perotti. 

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