Fotografia. Irlanda del Nord: la storia del conflitto anglo-irlandese raccontata sui muri di Belfast


di
Vito Stano

Il viaggio in terra d’Irlanda è stato impegnativo: Roberta e Christian ci hanno aiutato a comprenderne la quotidianità delle vite da expat, si sa che vivere lontano da casa non è cosa facile. C’è sempre qualcosa che manca ma, per adesso, qui ed ora, restiamo concentrati sul tema e se qualcosa manca, quel qualcosa è l’Irlanda del Nord: una parte importante dell’isola dei Celti, artificialmente diventata uno Stato a seguito della firma del Trattato di pace anglo-irlandese del 6 dicembre 1921. Trattato che sancisce la divisione dell’Irlanda e dunque ingloba nel vecchio e malandato impero britannico il nuovo Paese. 

Questo strascico di storia è frutto del mio passaggio a nord-est, ovvero dalla capitale Belfast: la sosta è stata fugace e carica di phatos, oserei dire. Una sorta di nervosismo che s’intrecciava ai muscoli, che insisteva sulle smorfie facciali: serie e marziali, quasi. Ero pur sempre in un territorio in guerra, magari non in quell’esatto istante, ma in un territorio che le bombe degli attentati e le rappresaglie di esercito e paramilitari di certo non possono essere dimenticate con leggerezza. 

Dalla cronaca dei troubles e della maledetta Bloody Sunday del 30 gennaio 1972 il passo è breve: Belfast è una città che ha affidato ai muri il compito di ricordare, di non dimenticare i morti di parte e le cronache risalenti anche alcuni secoli prima. La memoria, come quasi sempre accade, è divisa tra coloro che hanno combattuto o solamente parteggiato per gli unionisti (cattolici) e chi ha sposato la causa lealista alla Corona inglese (protestanti). Per capirci di più ed evitare semplificazioni grossolane, in contemporanea all’inizio di questo viaggio virtuale in terra d’Irlanda (e d’Europa), ho letto un libro, che mi dolgo di non aver letto prima, magari ai tempi del viaggio in Irlanda (e Irlanda del Nord). Ma tant’è.

Il titolo del volume che mi ha aiutato a ordinare i pensieri è Storia del conflitto anglo-irlandese di Riccardo Michelucci, giornalista del quotidiano Avvenire, che da anni si occupa di questi temi. E proprio dal citato volume riporto, a proposito dei murales, questo intero capoverso: «Le mura di molti quartieri di Belfast e di altre città del nord Irlanda trasudano sentimenti e costituiscono le pagine di un enorme libro di storia a cielo aperto». Questa è «una tradizione che i quartieri unionisti inaugurano per primi all’inizio del XX secolo». 

Di questo libro a cielo aperto, personalmente, ho avuto modo di “leggerne” soltanto qualche pagina e, paradosso dei paradossi, senza saperlo ho visitato uno dei quartieri lealisti e dunque ho “letto” la storia raccontata dalla parte per cui a livello emotivo e politico simpatizzo meno. In questo caso l’esercizio della terzietà è stato quindi fortuito, ma nondimeno gravido di un interessante tornaconto: in effetti le fotografie che vi mostro sono state scattate, come detto, in uno dei quartieri lealisti (protestanti) di Belfast e quindi quello che vedrete sarà l’elogio delle formazioni paramilitari leali alla Corona britannica (UDU, UVF, UFF, UDA) e la narrazione, impregnata di enfasi, della conquista della terra d’Irlanda strappata ai Celti qualche secolo prima, e in maniera definitiva, da Cromwell.





















In memoria di Bobby Sands, del quale quest'anno ricorre il quarantesimo anniversario della morte (sopraggiunta a seguito dello sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie del blocco H), e di tutti coloro che morirono per la causa della libertà.  

Commenti