Fotografia. La presenza italiana al World Press Photo 2021: Tugnoli, Faccilongo, Galimberti

di Vito Stano

Per non perdere il filo riprendo da dove avevo interrotto mentalmente: gli italiani. Chi sono in questa edizione del World Press Photo 2021 e quali temi hanno trattato? Iniziamo da Lorenzo  Tugnoli, premiato per il suo reportage dal titolo Esplosione nel porto di Beirut, con il quale la giuria gli ha assegnato il primo premio nella sezione Spot news. A seguire Antonio Faccilongo, premiato per il suo progetto, dal titolo Habibi, nella sezione Progetti a lungo termine con il primo posto. E terzo in questo elenco fai-da-me Gabriele Galimberti, premiato, anch’egli con un primo posto, nella sezione Ritratti con il suo lavoro dal titolo Gli Ameriguns.


Lorenzo Tugnoli
Tutti ricordiamo l’esplosione al porto di Beirut, che durante un caldo e placido tardo pomeriggio di agosto ha trasformato drasticamente il paesaggio e, contestualmente, la vita di milioni di persone. La coltre di fumo, il sangue a segnare le ferite sui corpi colpiti e vaganti in quei paesaggi surreali. Il fotografo ha colto la gravità del momento e le estreme difficoltà insite nella futura opera di ricostruzione di un Paese, il Libano, già da anni instabile e in perenne ricerca di un sé.
Tugnoli si presenta come collaboratore dell’agenzia Contrasto (di cui è membro dal 2017) e viene premiato nella sezione Spot news con il primo premio. Per lui è il terzo anno consecutivo al WPP, senza dimenticare il premio Pulitzer assegnatogli nel 2019.

Antonio Faccilongo
Pluripremiato fotografo e professore di fotografia, Faccilongo ha ricevuto il primo premio nella sezione Progetti a lungo termine per il progetto dal titolo Habibi (amore mio, in arabo). In questa lunga storia, il fotografo racconta la caparbietà di un popolo, quello palestinese, e la sua volontà di immaginare un futuro. La sottigliezza di questa narrazione è importante: il racconto di come detenuti palestinesi condannati a lunghe detenzioni escogitino i modi più creativi per contrabbandare il proprio sperma, per permettere alle spose di provare, attraverso la fecondazione in vitro, di allargare la famiglia. Con questo metodo sono nati 96 bambini.
Questo progetto mi ha particolarmente segnato, poiché tutto quello che sappiamo dell’occupazione e del conflitto israelo-palestinese c’è ma è sullo sfondo, quello che si vede è il desiderio di resistere, che in questo caso significa permettere di far nascere altri palestinesi seppur in condizioni assolutamente inusuali.

Gabriele Galimberti
Il progetto con il quale Galimberti è stato premiato con il primo posto nella sezione Ritratti è sconvolgente: Gli Ameriguns. Un ritratto dell’intimo sentimento americano in relazione alle armi. Esibire le armi possedute e mostrarsi con fierezza davanti all’obiettivo del fotografo quasi a testimoniare, plasticamente, il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America.
Questo lavoro ci ricorda quanto la violenza, consumata quotidianamente in questo grande Paese, sia frutto di scelte politiche ma anche e, direi soprattutto, di un marchio antropologico, che vede nel possesso delle armi (e nel suo uso per legittima difesa) la naturalezza delle azioni legate alla sopravvivenza e, insieme, il tratto identitario di un popolo unico nella sua formazione storico-sociale.  

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