Fotografia. Natura e ambiente: le narrazioni fotografiche al WPP 2021



di Vito Stano

A seguito del pezzo con il quale abbiamo conosciuto gli italiani premiati al World Press Photo 2021 (Tugnoli, Faccilongo, Galimberti) andiamo a scoprire insieme i progetti che hanno avuto per soggetto la natura o l’ambiente: ovviamente la scelta è ricaduta su quelli che hanno colpito maggiormente il mio interesse, dunque se alcuni di voi avranno critiche da avanzare e suggerimenti resto in attesa.

Ezra Acayan
Il primo dei progetti premiati di cui voglio scrivere è stato realizzato da Ezra Acayan, fotografo filippino, per l’agenzia Getty Images. Il fotografo (classe 1993) è stato premiato già nel 2019 e sarà membro della giuria del World Press Photo 2022.
Il titolo del lavoro è Eruzione del vulcanoTaal e, com’è ovvio dedurre, la narrazione tratta dell’eruzione e dei danni causati dalla enorme quantità di cenere che ha ricoperto un’area vastissima: oltre 200mila famiglie sono state costrette a evacuare. Le immagini di Acayan raccontano l’immane disastro naturale e, contestualmente, la grande volontà di un popolo di ricominciare con gesti semplici come lavare la propria auto, spazzare il tetto in lamiera della propria abitazione o, ancora, tornare nella propria casa per recuperare una statuetta religiosa. E in questi casi che le persone scoprono le migliori energie nascoste: la voglia di ricominciare a vivere è, e sarà, sempre più forte del dolore e del trauma.

Questo progetto mi ha colpito particolarmente perché in un altro luogo vicino all’Italia, seppur non vicinissimo, le isole Canarie e in particolare su una delle sette isole, La Palma, il vulcano Cumbre Vieja ha fatto parlare di sé per un lunghissimo arco di tempo, tanto da far dire a chi scrive più e più volte «sarà la nuova Pompei». 

Quindi la natura nelle fotografie di Ezra Acayan si mostra in tutta la sua potenza e dimostra, ancora una volta, quanto gli esseri umani siano impotenti di fronte ad essa.

Luis Tato
Il fotografo spagnolo premiato per la realizzazione del progetto Invasione di locuste in Africa orientale si chiama Luis Tato. Il suo lavoro è un colpo allo stomaco e le sue fotografie dimostrano quanto sia difficile per alcune popolazioni sopravvivere alle imprevedibili condizioni che l’ambiente in cui si vive presenta. L’invasione di locuste, che riporta alla mente una punizione di biblica memoria, ha colpito le aree della penisola arabica e successivamente Somalia ed Etiopia e solo nel 2020 il Kenya. Tutti territori già in perenne condizione di difficoltà per quel che riguarda la sussistenza alimentare. 

L’instabilità di procurarsi il cibo sufficiente sommata all’emergenza scatenata dalla diffusione del coronavirus ha schiacciato molte persone, ritrovatesi ha combattere da sole e con mezzi inappropriati questa battaglia: infatti a causa della pandemia sono state interrotte le forniture di pesticidi utili a battere l’enorme numero di locuste. Le fotografie di Luis Tato sono esplicative delle enormi difficoltà che i popoli colpiti dovranno affrontare e, al contempo, fanno riflettere, anche in questo caso, su quanto l’essere umano sia impotente di fronte alle condizione naturali.

Ciril Jazbec
Per il progetto Combattere il cambiamentoclimatico costruendo un ghiacciaio artificiale, il fotografo sloveno Ciril Jazbec è stato premiato con il secondo posto nella sezione ambiente. Questa storia è bella, le immagini che la compongono narrano di fatica e instancabile volontà di ricostruire quel che le condizioni climatiche stanno lasciando scomparire: i ghiacciai dell’Himalaya. La comunità che abita la regione remota del Ladakh sta subendo questo cambiamento e facendo leva sulle particolari caratteristiche meteo del luogo hanno provveduto a portare dei tubi che lasciano sgorgare acqua, che a causa delle costanti temperature sotto lo zero diventa immediatamente ghiaccio, creando dei ghiacciai artificiali, che al tepore primaverile, sciogliendosi, permetterà alla genti del posto di avere acqua per il proprio sostentamento.

La narrazione fotografica di Ciril Jazbec è poetica e quasi immobile nel tempo, ci lascia percepire il freddo e il silenzio di quei luoghi remoti.

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